SPECIALE DANTE: E SE FOSSE VENUTO A BERGAMO?



Prosegue il nostro speciale dedicato a Dante Alighieri, il celebre poeta fiorentino autore della Divina Commedia in occasione dei settecento anni dalla morte. Nei testi precedenti abbiamo raccontato i luoghi di pena, piacere e d’incanto a Bergamo, che possiamo associare ai tre gironi danteschi Inferno, Purgatorio e Paradiso. Oggi invece faremo un viaggio appassionante… nella fantasia. Dante infatti, a differenza del Petrarca che nel 1359 fu ospite nell’attuale via Sant’Orsola dall’orafo Vincenzo Capra di San Pancrazio, non visitò mai la nostra città. Insieme proviamo dunque ad immaginare un itinerario nella nostra splendida Bergamo, scoprendo quali edifici arricchivano il nostro territorio entro il 1321, anno della morte di Dante.

Se Dante fosse venuto a Bergamo, quale itinerario avrebbe percorso? Ecco la terza parte del nostro “Speciale Dante”.

Punto di ritrovo

Il punto di partenza di questo nostro viaggio è Piazza Duomo. Immaginiamo di accoglierlo nel cuore civico e sacro della Bergamo medievale, dove ai tempi si delineava ancora il fronte romanico originario del Palazzo della Ragione. Alle spalle, la Torre Civica (Campanone) e la maestosa Basilica di Santa Maria, già Maggiore, che abbracciava la piazza e si presentava ancora completa di tutte le sue absidi e absidiole (quella di nord-ovest fu abbattuta da Bartolomeo Colleoni per far posto alla sua Cappella funebre). A fianco la Cattedrale romanica di San Vincenzo, di cui restano i pilastri cruciformi e gli affreschi dell’iconostasi nel Museo sotterraneo degli Scavi.

Proseguiamo in salita

Salita la scalinata che porta all’Aula della Curia e superata la policromia degli affreschi alle pareti, il nostro Dante poteva raggiungere la Piazza Santa Maria, volgendo prima uno sguardo alla chiesetta romanica di Santa Croce risalente al 1007. Imboccata la Via Arena per scalare la Via San Salvatore, in lontananza si potevano scorgere i resti dell’antico anfiteatro romano. Con uno sguardo attento era possibile intravedere le murature esterne del Convento di Santa Grata ad columnellis, con ancora le colonnette a vista e gli affreschi, e retrocedere fino alla Torre dei Migliavacca (Casa Angelini).

Ancora in salita

Quasi al termine della salita si poteva scorgere l’antica chiesetta di San Biagio (distrutta) mentre poco più sopra faceva capolino quella di San Salvatore. Giunti in Piazza Cittadella, i possedimenti dei La Crotta inglobavano anche la Torre di Adalberto fin quasi alle due Porte del Pantano (due rispetto all’unica superstite).

Eccoci in Colle Aperto

Colle Aperto era ancora delimitato dalla Porta di Sant’Alessandro. Entrambi erano attraversati dall’arteria di Borgo Canale, che allora proseguiva ancora in Via Arena (sarà tranciata dalla Cittadella Viscontea nel 1355). Oltre il varco, degna di nota era sicuramente la rimpianta Basilica di Sant’Alessandro (distrutta il 1° agosto 1561), completa di canonica e di chiesetta di San Pietro, su cui vigilavano la chiesa e il castello di San Vigilio.

Una sosta

Rientrati per Via Boccola, avremmo consigliato al nostro illustre ospite una sosta, per refrigerarsi all’antica Fontana del Vagine o della Boccola. A fianco la Casa del Boia e le mura medioevali, i cui resti si possono scorgere lungo la Via Vagine. Qui poggiavano le case e la chiesa dell’Ordine degli Umiliati (ex Convento del Carmine).

Si riparte

Ripreso il cammino, tra via Tassis e via Rivola, un fugace sguardo alle chiese di San Matteo e di San Michele all’Arco, fino a giungere alla Porta turrita di San Lorenzo (ne resta un attacco d’arco di fronte la salitella della mensa universitaria). Da lì si prosegue in salita verso la Torre di Gombito, proprietà della famiglia Zoppo, per svoltare in Piazza Mercato del Fieno e giungere all’ombra dei chiostri del Convento di San Francesco con ancora la chiesa eretta.

Ancora in salita

Dopo la salitella di via Solata e la Fontana di S. Eufemia, si giungeva in quella che oggi è via Rocca, in direzione di Piazza Mercato delle Scarpe. Da qui, ruotando lo sguardo in senso orario, si potevano ammirare la Domus Calegariorum (Consorzio dei Calzolai e poi dei Macellai) e la Fontana di San Rocco. Lungo l’attuale Via Porta Dipinta balzavano all’occhio la Porta Picta e diverse chiese (Sant’Andrea, San Michele de Pluteo Albo e Sant’Agostino alla Fara), la Casa Suardi con il balconcino e il ritratto di Guidino Suardi.

Viuzze e botteghe

Verso via Gromo (Via Gaetano Donizetti) ecco scorgere la Fontana del Gromo e il Palazzo Rivola con l’antica Zecca. In lontananza la Chiesa di San Cassiano, l’ospedaletto di San Vincenzo, la Casa dei Giudici e la sede dei magazzini della MIA (Vicolo Terzi). In via Gombito invece, così come sulla Corsarola, dalla chiesa di San Pancrazio si poteva avvertire il tintinnio degli strumenti da cesello degli orafi, i cui laboratori si trovavano lungo la via omonima (Via San Pancrazio). Lungo le viuzze, caseggiati con corti interne, orti e giardini fino a raggiungere la via delle Beccarie (Via Mario Lupo), la Domus Mercatorum e la ghiacciaia.

Alla ricerca di Dante

E se invece noi volessimo scorgere Dante Alighieri a Bergamo? Ecco un piccolo segreto: in via Gombito, all’altezza del civico 26bc, al primo piano dell’edificio verso le finestre di destra, è possibile intravedere un residuo di affresco policromo. Protagonista proprio Dante, mentre intrattiene alcuni uomini sullo sfondo di architetture medioevali e di un piccolo colle.

Scopri il percorso dedicato per lo SPECIALE DANTE (PARTE 3) in collaborazione con il “Comitato di Bergamo della Società Dante Alighieri”:

 

 

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