Quest’anno, in tutto il Paese, celebriamo i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, il grande poeta fiorentino celebre in tutto il mondo. Anche Bergamo non si sta facendo trovare impreparata e in tutta la provincia sono numerosi gli appuntamenti legati a questa ricorrenza. Come Terre di Bergamo – in collaborazione con il Comitato di Bergamo della Società Dante Alighieri – dedicheremo uno “Speciale Dante”, alla scoperta dei luoghi di pena, piacere e d’incanto a Bergamo. In questo articolo, ricordiamo i luoghi di pena e piacere a Bergamo, che simboleggiano l’Inferno e il Purgatorio Dantesco.
Quali sono dunque i luoghi di pena e piacere a Bergamo? Ecco la prima parte del nostro “Speciale Dante”.
I luoghi di pena a Bergamo
Bergamo – nei secoli – ha detenuto il triste primato di possedere diversi luoghi di pena. Nel Medioevo erano celebri la Maddalena o Capella in San Vigilio per i reati politici, la Torre della Fame in Cittadella per quelli fiscali e la Torre del Campanone per ladri e assassini o comunque per i condannati alla pena capitale. Quest’ultima restò attiva anche successivamente, quando in epoca napoleonica e asburgica venne affiancata dalla Rocca, dall’ex convento di San Francesco e da Sant’Agata. Insieme, andiamo alla scoperta di uno di questi luoghi, l’ex carcere di Sant’Agata.
Dentro l’ex carcere di Sant’Agata
La storia
Le mura originarie sono risalenti al 908, nel 1600 diventa monastero dei padri Teatini. Nel 1802 venne quindi adibito a carcere su progetto illuminista dell’architetto Leopold Pollack, allievo del Piermarini. La funzione carceraria fu mantenuta fino al 1978. L’ex carcere è costituito da tre corpi di diversa ampiezza disposti attorno al cortile, a C.
L’ingresso
Iniziamo col varcare il grande accesso di via Vagine, per accedere ad uno dei quattro piani fuori terra del braccio nord dell’edificio. Il braccio sud, proprio perché addossato al colle, arriva a soli due piani fuori terra sul vicoletto omonimo, aderendo alla navata della ex chiesa. Al piano terra, i grandi archi ogivali, ospitavano il laboratorio a cui prestavano la propria manodopera circa 40 detenuti, attivi nel realizzare interruttori e materiale elettrico.
L’ex chiesa
Salite due rampe di scale, si giunge alla ex chiesa interna al monastero e al carcere, le cui pareti lasciano riaffiorare sia affreschi con modanature barocche che moderni santi sospesi tra cui S. Leonardo (patrono dei carcerati) e San Gaetano (patrono dei Teatini). A fianco si accede al porticato del chiostro dove ci si poteva riparare in caso di pioggia, vento, neve o freddo durante l’ora d’aria, prevista tra le 11.30 e le 13.30 per i “lavoratori” e in altre fasce definite per tutti gli altri.
Il refettorio
Si procede poi nel refettorio, dotato di servizi e locali attigui per le cucine e i forni, per poi uscire all’aperto e vedere finalmente far capolino il cielo sopra il cortile. Qui si resta impressionati dalla lugubre mole del fabbricato, i cui dettagli architettonici secenteschi conventuali sono stati inglobati e snaturati nel parziale restyling ottocentesco di stampo militare. Dal cortile si raggiunge il braccio sud, in cui si trovano cinque/sei celle adibite all’isolamento, prive di luce o con minime aperture, corredate da un tavolato come letto e un secchio per le “esigenze”. Ancora più sopra, la sacrestia della chiesa, altre celle e poi locali di servizio. Risalendo un piano del braccio nord, si approda in una lunga sala adattata nel secolo scorso ad Auditorium/Cinematografo, con tanto di vano arrangiato per posizionare il proiettore.
I piani superiori
E poi, ai piani superiori, via via la sfilza di corridoi, porte, celle, camerate da 4-12 posti letto, i cui muri ancora conservano scritte e memorie. La visita allo stabile termina nei locali della ex Terza Circoscrizione del Comune di Bergamo, che corrispondono all’originaria sala capitolare dei monaci.
E i luoghi di piacere a Bergamo?
Di piacere si deve sicuramente parlare ricordando il ricco mondo dei “giochi”, che si dividevano tra le stamperie, i locali in cui si giocava al lotto, le bische e le private lotterie, che mettevano in palio ogni tipo di mercanzia in base a come ruotava la giostra della fortuna. Molto del proprio tempo libero tuttavia, nelle epoche passate lo si trascorreva tra osterie e taverne, concentrate soprattutto in Città Alta nella zona attorno a Piazza Vecchia.
Il Quarterolo in via Rivola
A pochi passi dalla piazza, occultato da palazzi governativi e da chiese vicinali e parrocchiali, tra le vie Rivole e San Lorenzo si trovava il postribolo cittadino, ovvero il locho publico gestito dal Comune. Spesso, il bordello, sconfinava la sua attività nei luoghi adiacenti. Infatti, nonostante fossero luoghi adibiti a funzioni sacre, il cimitero e la chiesa di San Michele all’Arco spesso e volentieri diventavano un luogo di amore, contrabbando e dormitorio per ubriaconi. Il nome di locho publico quindi, indicava il pubblico bordello di proprietà comunale che dal 1497 aveva imposto di confinare le meretrici, fino ad allora libere professioniste sparse per le case e le strade della città.
Tre in via San Lorenzo
Molti bergamaschi di Città alta raccontano che erano tre i loci publici sul colle, tutti dislocati in fila indiana lungo la Via San Lorenzo ai civici 18, 20 e 22.
La Casa del Pecat
In Bergamo alta c’era un altro edificio maliziosamente denominato “Casa del pecat” fino agli anni Settanta del secolo scorso e attualmente residenza di numerose famiglie per bene della città. Si tratta dello stabile ubicato in Via San Salvatore, angolo via Arena. Non se ne conosce la vera destinazione: bisca, postribolo, contrabbando.
Il Casino dei Nobili in via XX Settembre
Per un target un pochino più elitario, ricordiamo anche il Casino dei Nobili della Contrada di Prato attivo fino al 1882, oggi via XX Settembre.
Scopri i percorsi dedicati per lo SPECIALE DANTE (PARTE 1):
Immagini tratte dal sito FAI